Uno dei problemi più comuni nella pratica quotidiana del lavoro di un’agenzia matrimoniale é quello di stabilire con accortezza i prezzi dei propri servizi.
Com’é ben noto a chiunque abbia un po’ di pratica deI settore, un’agenzia che lavora bene, non solo nel senso della correttezza verso i clienti, ma anche della propria crescita imprenditoriale deve lavorare “su misura”.
I clienti infatti non sono tutti uguali. E per di più mostrano una tendenza statistica che rende ancor più complicato “tagliare” un servizio della misura giusta: le categorie che richiedono un maggior dispendio di mezzi e strategia di ricerca sono quelle che solitamente hanno meno disponibilità economica. Un bel rebus! In linea generale, i tariffari standardizzati non sono attendibili: rischiano il più delle volte di essere una fregatura per il cliente e un boomerang per l’agenzia. Non soltanto il prezzo deve corrispondere agli effettivi servizi offerti, ma questi devono essere adeguati alla difficoltà o particolarità del caso.
Molte agenzie finiscono per fallire proprio perché non riescono a fare una giusta politica dei prezzi. O credono di poterne fare a meno. Ma il bluff non rende. Noi abbiamo bisogno di strumenti ben noti che hanno un costo elevato e verificabile: una doppia pagina a colori sul Corriere deIla Sera – per fare un esempio eclatante – costa la bellezza di L. 551.760 (listino in vigore dal 1° gennaio 1995) per ogni volta che viene pubblicata. Per non parlare dei costi astronomici per gli spot sulle reti Rai o Fininvest.
Certo, a nessuno di noi capita di fare spese di quest’ordine di grandezza. Ma l’esempio fa comprendere come grandi società abbiano bisogno di grosse cifre per assicurare l’efficacia e la capillarità dei propri servizi.
Per contro, se c’e chi spende centinaia di milioni per pubblicizzare una sola volta i suoi prodotti, dovrebbe essere del tutto evidente che, per trovare la persona della vita, un investimento di qualche milione e più che giustificato.
Il criterio per stabilire dei prezzi giusti non e dunque l’economicità, ma la congruità rispetto ai servizi realmente erogati e necessari per la probabile risoluzione del caso.
Solo cosi il nostro lavoro risponde a requisiti etici e deontologici: l’equità dei prezzi offerti ai clienti e misurata dall’efficacia dei servizi offerti a tutti, caso per caso. E’ evidente che in tutto cio non c’e soltanto uno scrupolo da ” anime belle”. Un’agenzia che non riesce a soddisfare i propri clienti, non solo ha meno probabilità di restare in piedi; ma crea anche un immagine negativa a tutti gli altri. Assecondare le illusioni dei cliente che crede di fare un affare e alla fine controproducente.
Com’é ben noto a chiunque abbia un po’ di pratica deI settore, un’agenzia che lavora bene, non solo nel senso della correttezza verso i clienti, ma anche della propria crescita imprenditoriale deve lavorare “su misura”.
I clienti infatti non sono tutti uguali. E per di più mostrano una tendenza statistica che rende ancor più complicato “tagliare” un servizio della misura giusta: le categorie che richiedono un maggior dispendio di mezzi e strategia di ricerca sono quelle che solitamente hanno meno disponibilità economica. Un bel rebus! In linea generale, i tariffari standardizzati non sono attendibili: rischiano il più delle volte di essere una fregatura per il cliente e un boomerang per l’agenzia. Non soltanto il prezzo deve corrispondere agli effettivi servizi offerti, ma questi devono essere adeguati alla difficoltà o particolarità del caso.
Molte agenzie finiscono per fallire proprio perché non riescono a fare una giusta politica dei prezzi. O credono di poterne fare a meno. Ma il bluff non rende. Noi abbiamo bisogno di strumenti ben noti che hanno un costo elevato e verificabile: una doppia pagina a colori sul Corriere deIla Sera – per fare un esempio eclatante – costa la bellezza di L. 551.760 (listino in vigore dal 1° gennaio 1995) per ogni volta che viene pubblicata. Per non parlare dei costi astronomici per gli spot sulle reti Rai o Fininvest.
Certo, a nessuno di noi capita di fare spese di quest’ordine di grandezza. Ma l’esempio fa comprendere come grandi società abbiano bisogno di grosse cifre per assicurare l’efficacia e la capillarità dei propri servizi.
Per contro, se c’e chi spende centinaia di milioni per pubblicizzare una sola volta i suoi prodotti, dovrebbe essere del tutto evidente che, per trovare la persona della vita, un investimento di qualche milione e più che giustificato.
Il criterio per stabilire dei prezzi giusti non e dunque l’economicità, ma la congruità rispetto ai servizi realmente erogati e necessari per la probabile risoluzione del caso.
Solo cosi il nostro lavoro risponde a requisiti etici e deontologici: l’equità dei prezzi offerti ai clienti e misurata dall’efficacia dei servizi offerti a tutti, caso per caso. E’ evidente che in tutto cio non c’e soltanto uno scrupolo da ” anime belle”. Un’agenzia che non riesce a soddisfare i propri clienti, non solo ha meno probabilità di restare in piedi; ma crea anche un immagine negativa a tutti gli altri. Assecondare le illusioni dei cliente che crede di fare un affare e alla fine controproducente.
Umberto Zanardi